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Cartoline illustrate: educazione civica, propaganda, informazione, pubblicità Le cartoline illustrate, disegnate da nomi importanti della grafica e della pittura, diventano un vero e proprio fenomeno di moda e un modo per farsi pubblicità.

Introdotte nel 1874, in Italia, nella versione solo testo, preaffrancate ed emesse solo dallo Stato, una decina di anni dopo inizia la moda delle cartoline illustrate.  Stampate solo da privati (tipografi ed editori), devono essere affrancate e vi si possono scrivere solo poco più dei classici saluti e baci.

Il messaggio, quello vero, è tutto nell’immagine. Monumenti e paesaggi, prima di tutto, con le più rinomate località turistiche (da Capri alle Dolomiti, senza trascurare le stazioni termali): un segno di distinzione per chi poteva permettersi di andare in vacanza e voleva farlo sapere. Quindi i simboli della modernità, del progresso, con le prime automobili, scene ambientate su treni, tram, nelle stazioni ferroviarie, su piroscafi e transatlantici. Modernità e benessere. Ma anche la tradizione: prodotti tipici delle regioni, artigianato locale, balli popolari, nella campagna romana, Napoli raccontata nelle sue varie espressioni, dai mestieri, agli scugnizzi, al Vesuvio. E poi, cartoline di auguri, ritratti di cantanti in voga, attrici famose; le cartoline spedite a chi era emigrato o da questi ai familiari rimasti a casa.

Cartoline e analfabetismo. Non tutti sanno leggere e scrivere. Molti, fra i non alfabetizzati, riescono a leggere, almeno entro certi limiti, ma non sanno proprio scrivere. Al massimo riescono a mettere una crocetta in corrispondenza di una frase prestampata che compare sulla cartolina illustrata. Come si potrebbe fare con una cartolina della galleria fotografica, divisa in due: da una parte un’inquadratura di via Sparano, a Bari; dall’altra un orologio da tasca il cui quadrante è composto da una serie di semplici frasi: Affari buoni, Sono in viaggio, Qui bel tempo… Basta scegliere la frase più appropriata, mettere una bella x in corrispondenza, e sarà poi un familiare, un amico, l’impiegato delle Poste a scrivere l’indirizzo del destinatario.

Le cartoline illustrate, disegnate da nomi importanti della grafica e della pittura, diventano un vero e proprio fenomeno di moda e un modo per farsi pubblicità o per fare pubblicità ad una qualche buona causa. Lo si faceva in due modi. Con cartoline prestampate in cui compariva il marchio del prodotto da reclamizzare o producendo, d’intesa con le Poste, uno speciale timbro pubblicitario con cui annullare i francobolli o, comunque, da apporre sulla cartolina (o sulla busta delle lettere).

Nel periodo compreso fra le due guerre mondiali, sulle cartoline compaiono timbri con slogan propagandistici o patriottici. Inviti a sottoscrivere il prestito di guerra o a comprare i biglietti della Lotteria di Tripoli. Nel secondo dopoguerra i timbri sono di diverso tenore, talora pubblicitari a beneficio di chi venda panettoni, dizionari, scooter, spesso anche all’insegna di Pubblicità & Progresso con frasi secche e brevi che recitano: Fate lealmente il vostro dovere di contribuenti, Italiani votate, Non più di due (con il disegnino di uno scooter), Usate il triangolo (in caso di incidenti stradali)…

Sarebbe stato strano se anche le Poste non se ne fossero avvalse. Per esempio: Risparmio postale, il futuro in una botte di ferro; Applicate i francobolli in alto a destra. Per le tantissime cartoline di auguri che si spedivano a Natale, a fine anno, a Pasqua, un timbro delle Poste, apposto accanto al francobollo, aggiungeva gli auguri dell’Amministrazione P. T. a quelli formulati dai mittenti. Con altro timbro poi si precisava: Le P.T. vi consigliano: non attardatevi a inviare i vostri auguri.

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