Il tono dello speaker non è concitato, ma rivela una certa urgenza. Si intuisce che si tratta di un’operazione delicata. La sua voce racconta di un folto gruppo di automezzi che, di notte, esce dal garage del locale centro. Ogni autocarro pesante, oltre il carico, trasporta una squadra di tre persone. Solo uomini. A ogni automezzo è stata assegnata una zona della città, raggiunta la quale si darà inizio alla operazione”.
Si inizia verso le 22 e tutto deve essere concluso entro l’alba, perché “Se una volta fatto, tutto fosse fatto, allora sarebbe bene che fosse fatto presto”.
Siamo a Napoli. È l’otto aprile del 1961.
Nulla di improvvisato. È più di un anno che si prepara il piano. Qualcuno, in alto loco, deve essersi detto: “Non si può più andare avanti così. Le cassette di impostazione con una sola feritoia non vanno bene. Vi finisce di tutto… lettere e cartoline dirette in città e quelle dirette fuori città. La corrispondenza viene portata tutta, indistinta, a Poste Ferrovie. I ripartitori la suddividono in base alla destinazione. Quella fuori città è caricata sul primo treno utile; quella diretta all’interno della città va portata al centro di recapito, suddivisa per zone e assegnata ai portalettere. Si perde troppo tempo. Così andava bene dieci anni fa, nel 1951, quando ogni anno le Poste trattavano solo 3 miliardi di pezzi in un anno; dieci anni dopo siamo già a cinque miliardi. La corrispondenza, facciamola ripartire a chi la spedisce”.
Si comincia con Napoli dove nell’arco di una notte le cassette a due feritoie (per la città – fuori città) prendono il posto di quelle con una sola feritoia. La sperimentazione è un successone e presto si estende ad altre città, Roma, Torino, Bologna Genova, Milano…
Tutto in una notte, come racconta il documentario del Centro Cinematografico delle Poste. Buona visione.
Si inizia verso le 22 e tutto deve essere concluso entro l’alba, perché “Se una volta fatto, tutto fosse fatto, allora sarebbe bene che fosse fatto presto”.
Siamo a Napoli. È l’otto aprile del 1961.
Nulla di improvvisato. È più di un anno che si prepara il piano. Qualcuno, in alto loco, deve essersi detto: “Non si può più andare avanti così. Le cassette di impostazione con una sola feritoia non vanno bene. Vi finisce di tutto… lettere e cartoline dirette in città e quelle dirette fuori città. La corrispondenza viene portata tutta, indistinta, a Poste Ferrovie. I ripartitori la suddividono in base alla destinazione. Quella fuori città è caricata sul primo treno utile; quella diretta all’interno della città va portata al centro di recapito, suddivisa per zone e assegnata ai portalettere. Si perde troppo tempo. Così andava bene dieci anni fa, nel 1951, quando ogni anno le Poste trattavano solo 3 miliardi di pezzi in un anno; dieci anni dopo siamo già a cinque miliardi. La corrispondenza, facciamola ripartire a chi la spedisce”.
Si comincia con Napoli dove nell’arco di una notte le cassette a due feritoie (per la città – fuori città) prendono il posto di quelle con una sola feritoia. La sperimentazione è un successone e presto si estende ad altre città, Roma, Torino, Bologna Genova, Milano…
Tutto in una notte, come racconta il documentario del Centro Cinematografico delle Poste. Buona visione.