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Poste Italiane

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Il guardafili – puntata 2: un mestiere pericoloso

Un filmato d’archivio, forse girato a Frascati, mette in scena un ipotetico incidente in cui un guardafili (in realtà un fantoccio) cade da un palo immerso in una pozza d’acqua e viene trascinato a riva dai compagni, in gravi condizioni. Pochi secondi che raccontano quanto una distrazione potesse costare cara, malgrado la dotazione di apposite cinture di sicurezza.

È una ricostruzione dimostrativa, ma efficace nell’evidenziare quanto rischioso fosse questo mestiere, già oggetto di preoccupazioni nella Relazione Finanziaria del 1910, che rileva un aumento consistente degli infortuni sul lavoro. Gli infortuni variano a seconda del rischio professionale: negli allievi guardafili prevalgono le “ferite lacero contuse, le ferite da spini, le profonde contusioni o da cadute di pali sulle spalle o sugli arti, le distorsioni, e talora le fratture specialmente degli arti inferiori.” Viene dunque istituito il Servizio Infortuni, affidato all’Ufficio Liti e Contratti, “che va assumendo ogni giorno maggiore importanza per il crescente numero degli operai assicurati ed in conseguenza degli infortuni e per la larga interpretazione data alle disposizioni legislative di un ramo così interessante della previdenza sociale”. In pratica, lo Stato inizia ad assicurare un sempre maggior numero di operai, permettendo una più facile assunzione e tutela di guardafili avventizi e quindi uno svolgimento più rapido dei servizi.  
 
Nella stessa sede, si definisce che ogni squadra di operai ed allievi guardafili dovrà essere dotata di “cassette di materiale di pronto soccorso con brevi istruzioni chiare e succinte applicando un quadro nell’interno del coperchio della cassetta, allo scopo di poter riparare immediatamente ai danni recati dall’infortunio, ad esempio, di poter prontamente disinfettare e difendere dall’azione degli agenti patogeni esterni tutte le ferite, che appunto essendo apparentemente dapprima di nessuna importanza vengono trascurate ed in seguito danno luogo a flemmoni ed a flogosi suppurativi che immobilizzano talora per lungo tempo operai, assumendo qualche volta proporzioni minacciose”. 
Oltre alle cassette di pronto soccorso e alle cinture di sicurezza già menzionate, i guardafili dispongono di strumenti e attrezzi specifici. La Relazione Finanziaria del 1906-1907 ci dice che nel corso dell’anno sono state collaudate anche pinze da taglio ordinarie e speciali per filo di bronzo, staffe in ferro per salire sui pali, taglie a tre carrucole di bronzo e morsetti per stendere i fili e fare i nodi. Già, i nodi. Come i marinai, infatti, anche i guardafili sono esperti di nodi e pare che proprio in questo contesto sia nato, verso la fine dell’Ottocento il “nodo del guardafili”. Più comunemente conosciuto ormai come nodo a farfalla alpina, permette di creare un anello fisso nel mezzo di una corda senza bisogno di accedere ai suoi capi ed è tutt’ora largamente utilizzato in alpinismo, speleologia e nautica. 
 

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