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Vaglia e cartolina-vaglia: gli esordi dell’ecommerce Nel 1862, il primo servizio di tipo finanziario su cui puntano le Poste di allora è il vaglia.

In un’Italia largamente infestata da briganti, in certi territori più che in altri, viaggiare era pericoloso e c’era sempre il rischio di essere derubati. Però, dal momento che la PostePay non era ancora stata inventata e neppure la carta collegata al libretto di Risparmio, peraltro ancora di là da venire, viaggiare portandosi denaro contante era inevitabile. Non pericoloso ma complicato, poi, effettuare pagamenti a distanza.

Così, quando nel 1862 si completa l’unificazione delle Amministrazioni postali dei vari stati preunitari, il primo servizio di tipo finanziario su cui puntano le Poste di allora è il vaglia. Non se lo sono inventato le Poste. L’idea era di Napoleone o chi per lui. È grazie al vaglia che i militari francesi ricevevano la paga. Dal 1818 il vaglia sbarca in Italia e dal 1863 le Poste unitarie si impegnano perché il servizio sia presente in modo capillare in tutta Italia. Prima era sì diffuso, ma un po’ a macchia di leopardo, così come poco capillare era ancora la rete degli uffici. Per dare un’idea, nel 1862 gli uffici erano 2.200, nel 1900 circa 5.000 e nel 1910 oltre novemila. In tutti – o quasi – è disponibile il servizio vaglia: si va all’ufficio postale, si versa la somma da trasferire, si indica mittente e destinatario e il gioco è fatto. Il destinatario riceve un avviso e con quello si presenta all’ufficio postale del suo paese per incassare la somma.

In realtà non era così semplice. Agli inizi, quando si spediva e si riceveva poca posta, non c’era la consuetudine di attendere a casa o in ufficio il portalettere, ma si andava direttamente a chiedere all’ufficio postale se ci fosse qualcosa. Anche perché i portalettere non erano così numerosi. Nel 1889 in tutto il Regno d’Italia si contavano circa 500 portalettere, quando nella sola Parigi ce n’erano un migliaio. E poi spesso veniva indicato solo il nome e cognome del destinatario.

Il vaglia prende piede e diventa un modo per spedirsi del denaro quando si deve andare in altra città, per le cure termali, ad esempio, e disporre il pagamento di quanto si acquista, per sé come per la propria azienda. In un’Italia che, per favorire la crescita economica e il benessere punta sullo sviluppo del commercio su tutto il territorio nazionale è un bel vantaggio. Nel 1862 i vaglia spediti son solo 1,5 milioni, ma nel 1930 il loro numero è decuplicato: 15 milioni.

Con il vaglia si superano anche i confini nazionali: gli emigrati italiani usano il cosiddetto vaglia consolare (dal 1867) per mandare i soldi alle proprie famiglie. Con il vaglia telegrafico (1865), prima nazionale poi anche internazionale, si fa ancora prima.
Agli inizi del Novecento ci sono già le basi dell’attuale ecommerce e delle vendite per corrispondenza molto diffuse negli anni settanta e ottanta del secolo scorso, di aziende come Postal Market, Vestro, Euronova. Nel primo decennio del Novecento una latteria di Milano distribuiva delle cartoline prestampate che si potevano utilizzare per ordinare bidoni di latte, panna e altri prodotti latteari. Bastava indicare la quantità del tutto, il proprio indirizzo, affrancare e spedire. La latteria provvedeva poi al recapito, in zona si suppone, e il pagamento poteva essere effettuato magari proprio con un vaglia.

Per semplificare le cose, poi, le Poste avevano già introdotto la cartolina-vaglia. Ci si recava all’ufficio postale e si compravano della cartoline-vaglia da importi predefiniti, due lire, cinque lire che si potevano adattare alle proprie esigenze, specificando i centesimi. A pensarci bene la cartolina-vaglia è il primo esempio di integrazione dei servizi, uno dei capisaldi delle Poste di oggi.
 
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