Negli anni Cinquanta l’Italia si sta riprendendo dagli ingenti danni subiti durante la seconda guerra mondiale. Lo Stato finanzia la ricostruzione delle infrastrutture, importanti progetti di edilizia popolare, il rilancio dell’industria meccanica, la bonifica delle paludi, lo sviluppo della rete stradale e ferroviaria. Tutto avvalendosi anche del risparmio postale - che va fatto conoscere, promosso, incentivato. Ma come?
Nel 1950 la televisione in Italia è ancora in una fase sperimentale. Quando il tre gennaio del 1954 la RAI dà “inizio al suo regolare servizio di trasmissione televisive” sono ancora in pochi a possedere un apparecchio per poterle vedere.
Radio e giornali sono l’unico modo alla portata di tutti per sapere cosa avviene in Italia e nel mondo. E anche per capire come mettere al sicuro e far fruttare un po’ i propri risparmi. Sono l’unico modo, è vero, ma non esattamente alla portata di tutti: l’analfabetismo è ancora diffuso e in pochi leggono giornali e riviste.
Dal 1950, però, è attivo il Centro cinematografico delle Poste: “uno speciale reparto che produce documentari a carattere spettacolare, didattico e illustrativo” che vengono trasmessi in mostre, fiere, sedi del DopoLavoro e nei cinema. Anche alla Casina sportiva di Roma, attrezzata con una vera e propria sala cinematografica.
Così, nel 1955, le Poste dell’epoca producono un documentario - digitalizzato e conservato dall’Archivio Storico di Poste Italiane - in cui si parla, oltre che di vaglia e conti correnti, proprio del risparmio postale, dei Libretti e dei Buoni Postali Fruttiferi. Il titolo è Servizi a danaro, diretto dai registi Renato Terrosi e Alberto Tamilio; soggetto e sceneggiatura sono dello stesso Terrosi.
L’approccio non è esattamente pubblicitario, nell’accezione odierna. Servizi a danaro adempie ad una funzione educativa e informativa (anche nel lessico, nella lingua). Perché non si può parlare del vaglia senza spiegarne la storia, cominciando dalle guerre napoleoniche. Del Libretto di Risparmio Postale si racconta l’origine e la diffusione in Inghilterra e in Europa, oltre all’introduzione in Italia nel 1876, per merito di Quintino Sella.
“Servizi a danaro” comprende una scena dedicata ai Buoni Postali Fruttiferi, che, come impostazione e taglio narrativo, non ha nulla a che vedere con tutto il resto. Se gli autori avessero adottato un approccio didascalico e informativo, come per conti correnti, vaglia e libretti, avrebbero dovuto dire che i Buoni postali ricalcano analoghi prodotti di investimento disponibili in altri Paesi, spiegare l’interesse semplice e l’interesse composto, cosa sia una cedola e un titolo al portatore più tutti i dettagli per il rimborso a scadenza e prima della scadenza, con relativi vantaggi e svantaggi. Invece ne fanno a meno: lavorano di fantasia, inventano una storia, semplice ma sempre attuale, lunga trenta secondi; immaginano un prima e un dopo, ricorrono ad un salto temporale invece di seguire una logica sequenziale e conseguenziale. Anziché spiegare perché scegliere i Buoni Postali Fruttiferi, gli autori del documentario mostrano e rendono immediatamente evidente quella che gli esperti di marketing definivano già nel 1905 “the reason why”, ancora oggi uno dei capisaldi del marketing e della pubblicità. Certo, uno speaker illustra quello che accade, rendendolo immediatamente comprensibile, ma anche senza l’aiuto dello speaker il senso di quello che accade è immediatamente percepito; anzi, proprio in una versione senza speaker e senza audio, quella scena di trenta secondi diventa decisamente pubblicitaria: uno spot ante litteram. Il primo spot delle Poste. Nel 1955.
Nel 1950 la televisione in Italia è ancora in una fase sperimentale. Quando il tre gennaio del 1954 la RAI dà “inizio al suo regolare servizio di trasmissione televisive” sono ancora in pochi a possedere un apparecchio per poterle vedere.
Radio e giornali sono l’unico modo alla portata di tutti per sapere cosa avviene in Italia e nel mondo. E anche per capire come mettere al sicuro e far fruttare un po’ i propri risparmi. Sono l’unico modo, è vero, ma non esattamente alla portata di tutti: l’analfabetismo è ancora diffuso e in pochi leggono giornali e riviste.
Dal 1950, però, è attivo il Centro cinematografico delle Poste: “uno speciale reparto che produce documentari a carattere spettacolare, didattico e illustrativo” che vengono trasmessi in mostre, fiere, sedi del DopoLavoro e nei cinema. Anche alla Casina sportiva di Roma, attrezzata con una vera e propria sala cinematografica.
Così, nel 1955, le Poste dell’epoca producono un documentario - digitalizzato e conservato dall’Archivio Storico di Poste Italiane - in cui si parla, oltre che di vaglia e conti correnti, proprio del risparmio postale, dei Libretti e dei Buoni Postali Fruttiferi. Il titolo è Servizi a danaro, diretto dai registi Renato Terrosi e Alberto Tamilio; soggetto e sceneggiatura sono dello stesso Terrosi.
L’approccio non è esattamente pubblicitario, nell’accezione odierna. Servizi a danaro adempie ad una funzione educativa e informativa (anche nel lessico, nella lingua). Perché non si può parlare del vaglia senza spiegarne la storia, cominciando dalle guerre napoleoniche. Del Libretto di Risparmio Postale si racconta l’origine e la diffusione in Inghilterra e in Europa, oltre all’introduzione in Italia nel 1876, per merito di Quintino Sella.
“Servizi a danaro” comprende una scena dedicata ai Buoni Postali Fruttiferi, che, come impostazione e taglio narrativo, non ha nulla a che vedere con tutto il resto. Se gli autori avessero adottato un approccio didascalico e informativo, come per conti correnti, vaglia e libretti, avrebbero dovuto dire che i Buoni postali ricalcano analoghi prodotti di investimento disponibili in altri Paesi, spiegare l’interesse semplice e l’interesse composto, cosa sia una cedola e un titolo al portatore più tutti i dettagli per il rimborso a scadenza e prima della scadenza, con relativi vantaggi e svantaggi. Invece ne fanno a meno: lavorano di fantasia, inventano una storia, semplice ma sempre attuale, lunga trenta secondi; immaginano un prima e un dopo, ricorrono ad un salto temporale invece di seguire una logica sequenziale e conseguenziale. Anziché spiegare perché scegliere i Buoni Postali Fruttiferi, gli autori del documentario mostrano e rendono immediatamente evidente quella che gli esperti di marketing definivano già nel 1905 “the reason why”, ancora oggi uno dei capisaldi del marketing e della pubblicità. Certo, uno speaker illustra quello che accade, rendendolo immediatamente comprensibile, ma anche senza l’aiuto dello speaker il senso di quello che accade è immediatamente percepito; anzi, proprio in una versione senza speaker e senza audio, quella scena di trenta secondi diventa decisamente pubblicitaria: uno spot ante litteram. Il primo spot delle Poste. Nel 1955.

