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Capitali, immobili, previdenza complementare Come confrontare le strategie, quando iniziare, come scegliere.

Capitali, immobili, previdenza complementare

Perché

Passeremo molto tempo in pensione e questo tempo non consente ingenuità nella pianificazione economica. Eppure, mentre negli investimenti tendenzialmente accettiamo la necessità di confrontarci con i consulenti, per la pensione ancora troppo spesso si usano strategie “fai da te” basate su proprie convinzioni non tecniche o opinioni consolidate e si tende a pensare che quel che si è fatto, in ogni caso, basterà.

Così, alcuni di noi pensano che la migliore integrazione pensionistica consista nell’affittare immobili, altri pensano che un capitale messo via duri per sempre, ed altri ancora si creano aspettative sui rendimenti dei mercati irrealistiche, come se si potesse vivere per sempre con i profitti di investimenti a basso rischio.

Naturalmente, non esistono soluzioni perfette: ogni scelta, legittima, ha però pro e contro che dovrebbero essere tenuti in conto. Per questo, è utile esaminare una ad una le soluzioni che possono integrare la propria pensione e assumere decisioni consapevoli. 
 

Cosa

La pensione è un periodo di vita che richiede due tipi di spese: spese periodiche per il sostentamento e spese “una tantum” o legate a desideri non perpetui. Ancor più semplicemente, possiamo dire che la nostra vita in pensione prevede spese mensili che non possono mai venire a mancare (cibo, utenze, vestiti...) e spese invece che, anche se a 100 anni non possiamo più permetterci, non mettono a rischio la dignità della nostra vita.
Questa distinzione è fondamentale, perché divide le spese in due grandi cassetti: quello dei vitalizi, che non possono mai mancare, e quello delle spese meno “importanti”, quelle che anche se mancano non mettono comunque in discussione la sopravvivenza materiale, le eventuali spese mediche, la qualità della vita di base.

Il denaro per le spese essenziali non deve mai finire, perché non possiamo permetterci di vivere più a lungo dei nostri consumi. Per questo richiede soluzioni che garantiscano una rendita vitalizia mensile, che in Italia viene offerta dalla pensione pubblica e dalla previdenza complementare.
Il denaro legato non ai bisogni ma ai desideri, invece, può essere gestito con minore attenzione alla durata vitalizia, perché i desideri vengono, in priorità, dopo i bisogni. Inoltre, con l’avanzare dell’età la quota di consumi voluttuari di norma scende e non richiede somme vitalizie che durino all’infinito. Difficile pensare, ad esempio, che dopo i cento anni di età si viaggerà ancora come adesso.
Se questa distinzione è chiara, la logica prescrive di usare soluzioni a garanzia di vitalizio per i bisogni e soluzioni meno garantiste ma più flessibili per i desideri.

Un caso particolare è quello delle rendite da affitto di immobili, perché in apparenza sono vitalizie ma in realtà sono esposte ad alcuni rischi: il rischio di mancato affitto ed il rischio che l’affittuario non sia puntuale con la corresponsione di quanto dovuto. Inoltre, gli affitti delle case sono soggetti ai prezzi di mercato e quindi è difficile ipotizzare, in anticipo, quanto potremo spendere ogni mese sottraendo da un reddito variabile imposte, spese straordinarie ed i rischi di cui parlavamo.

Analogo e ancor più complesso è il ragionamento sul prelievo periodico di denaro partendo da un capitale.
Qui, la condizione mancante è quella del tempo, perché è impossibile sapere prima quanto dovrà durare il capitale e questo rende rischioso prelevare “troppo” e inefficace prelevare “troppo poco”. Il denaro, infatti, prima o poi finisce e questo può significare un repentino peggioramento della qualità della vita, magari in corrispondenza con un aumento non preventivato delle spese mediche legate alla longevità.

Che fare, dunque?


Come

La gestione economica della pensione può essere rafforzata dividendo le spese ipotizzate in due grandi famiglie. Quelle legate ai bisogni (cibo, trasporti, vestiti, utenze, spese mediche, ecc.) non possono essere messe a rischio e, pertanto, vanno garantite con rendite vitalizie perpetue, quelle derivanti dalla pensione pubblica e dalle previdenze complementari.
Le spese meno essenziali, quelle legate a desideri, progetti una tantum o comunque ad attività che, anche se non hanno copertura, non influiscono sulla qualità della nostra vita, possono essere gestite con redditi meno sicuri quali quelli provenienti da case in affitto o da investimenti dai quali si preleva quel che serve.
Confondere bisogni e desideri non va fatto, perché tra tutti i rischi quello di sopravvivere ai propri redditi non va davvero corso. Come sempre, un consulente può aiutarci a gestire, per tempo, le scelte economiche più coerenti con i bisogni ed i desideri, contribuendo alla nostra stabilità futura.
 
Riepilogando, la gestione consapevole delle proprie strategie pensionistiche richiede:
 
  1. di suddividere i bisogni dai desideri e di attribuire ad ogni voce di spesa l’essenzialità o meno che duri all’infinito;
  2. di non esporre al rischio di vivere più dei propri soldi le spese essenziali, che devono essere garantite per sempre; 
  3. di considerare che ogni forma di accantonamento ha dei pro e dei contro e che non esistono soluzioni perfette, ma soluzioni coerenti con le proprie necessità, vitalizie o temporanee.