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Gestire la mancata autosufficienza Le istruzioni per la gestione dei grandi imprevisti.

Gestire la mancata autosufficienza

Perché

Il nostro Paese ha diversi record positivi, tra questi, quello della longevità. Siamo da tempo uno dei tre Paesi più longevi al mondo e questo ci dice quanto sia stato decisivo il progresso medico, il miglioramento degli standard igienici e abitativi, l’avere appreso quanto sia importante la cura per la propria alimentazione e l’attività motoria.

Vivere a lungo, tuttavia, non significa necessariamente vivere in buone condizioni di salute e pochi sanno che i nostri eccellenti risultati in termini di allungamento della durata media di vita non si riflettono in termini di vita in buona salute. Oggi, una persona che va in pensione a 65 anni passerà metà della propria vita in condizioni di salute non buone e questo richiede più di qualche attenzione.

Se, infatti, è utile proteggersi da rischi magari poco probabili, ma con grandi impatti negativi dal punto di vista economico, lo è ancora di più proteggersi dai nuovi rischi legati alla longevità ed in particolare dal rischio di non essere autosufficienti. Questo è ancora più rilevante a causa del cambiamento della famiglia, dell’assottigliarsi del numero di persone che possono darci una mano e comunque perché non dovremmo considerare la cura come un fenomeno a carico della famiglia, ma come una necessità da gestire e prevenire anche con le proprie forze.
 

Cosa

La non autosufficienza non coincide con la disabilità o l’invalidità: non essere autosufficienti, infatti, significa non essere in grado, da soli, di svolgere alcune attività della propria vita quotidiana. Le attività che minano la capacità di essere indipendenti o autonomi sono:
  1. lavarsi
  2. vestirsi, svestirsi
  3. nutrirsi
  4. andare in bagno
  5. muoversi
  6. spostarsi
In questo senso, la mancata autosufficienza rende necessario che qualcuno si occupi di noi stabilmente, aiutandoci a poter vivere in maniera dignitosa anche se non siamo in grado di svolgere le principali attività che richiedono capacità motoria. In passato, la cura degli anziani non autosufficienti veniva posta in capo alla famiglia ed in particolare alle donne, che erano investite del ruolo di caregivers (da sommare a quelle di lavoratrici, madri, mogli, compagne e gestori dell’economia dei servizi…). Oggi, fortunatamente, si è compreso che il lavoro di cura non deve essere posto solo in capo alla famiglia e che si possono ottenere supporti domiciliari da parte di risorse specializzate o semplicemente grazie al lavoro di persone (es. badanti o assistenti sociali) che offrono il proprio tempo e le proprie competenze per il sostegno, spesso di lungo termine, delle persone anziane. Questo, tuttavia, implica una spesa che andrebbe stimata e pianificata per tempo.
 

Come

La gestione di una mancata autosufficienza può essere intesa come una attività di budget modificata, che somma alle voci classiche della spesa quotidiana quelle necessarie a disporre di un sostegno adeguato. I passi per fare questo sono quattro.
  1. Definire una situazione-obiettivo di stabilità, facendosi una idea dei costi che dovremmo sostenere in caso di non autosufficienza. Per questo, è utile fare una ricognizione sul costo di una assistenza sanitaria domiciliare formata full time (se siamo soli) o part time (se chi vive con noi può farsi carico di qualche necessità quotidiana) e sommare a questo importo quello delle spese quotidiane essenziali di gestione del budget familiare routinario.
  2. Fare l’inventario di tutte le risorse economiche delle quali potremmo contare in caso di mancata autosufficienza, con una particolare cura per quelle periodiche/mensili, che servono a consentirci dignità di vita e cure. Per questo è bene stimare l’importo delle prestazioni pubbliche legate all’età (pensione di vecchiaia o pensione anticipata) e verificare se ci sono altre risorse disponibili. Una particolare attenzione, qui, va posta al tempo. La non autosufficienza, infatti, può durare per diversi anni e questo fa sì che un capitale in apparenza sufficiente possa non esserlo più lasciandoci in condizioni disagiate
  3. Confrontare gli obiettivi del punto 1 con le disponibilità del punto 2, verificando quanta parte delle proprie necessità è coperta dalle disponibilità quantificate in precedenza.
  4. Se ci sono delle distanze tra ciò che ci servirebbe e quello che avremmo a disposizione, è bene confrontarsi con il proprio consulente per comprendere come minimizzare, in tutto o in parte, il rischio di non poter far fronte a un evento così rilevante in termini di conseguenze anche economiche.
 
Riepilogando, le modalità per gestire efficacemente la possibilità di non autosufficienza:
  1. bisogna assumere che il rischio di non essere autosufficienti è fortemente probabile in età avanzata e quindi predisporsi ad affrontarlo;
  2. è necessario simulare la situazione, verificando costi e necessità, sia nel caso di persone single che nel caso ci sia un supporto familiare;
  3. è necessaria una attività di pianificazione che, confrontando obiettivi e disponibilità individui eventuali aree di scopertura, da esaminare con il proprio consulente.