Gestire la mancata autosufficienza
Perché
Il nostro Paese ha diversi record positivi, tra questi, quello della longevità. Siamo da tempo uno dei tre Paesi più longevi al mondo e questo ci dice quanto sia stato decisivo il progresso medico, il miglioramento degli standard igienici e abitativi, l’avere appreso quanto sia importante la cura per la propria alimentazione e l’attività motoria.Vivere a lungo, tuttavia, non significa necessariamente vivere in buone condizioni di salute e pochi sanno che i nostri eccellenti risultati in termini di allungamento della durata media di vita non si riflettono in termini di vita in buona salute. Oggi, una persona che va in pensione a 65 anni passerà metà della propria vita in condizioni di salute non buone e questo richiede più di qualche attenzione.
Se, infatti, è utile proteggersi da rischi magari poco probabili, ma con grandi impatti negativi dal punto di vista economico, lo è ancora di più proteggersi dai nuovi rischi legati alla longevità ed in particolare dal rischio di non essere autosufficienti. Questo è ancora più rilevante a causa del cambiamento della famiglia, dell’assottigliarsi del numero di persone che possono darci una mano e comunque perché non dovremmo considerare la cura come un fenomeno a carico della famiglia, ma come una necessità da gestire e prevenire anche con le proprie forze.
Cosa
La non autosufficienza non coincide con la disabilità o l’invalidità: non essere autosufficienti, infatti, significa non essere in grado, da soli, di svolgere alcune attività della propria vita quotidiana. Le attività che minano la capacità di essere indipendenti o autonomi sono:- lavarsi
- vestirsi, svestirsi
- nutrirsi
- andare in bagno
- muoversi
- spostarsi
Come
La gestione di una mancata autosufficienza può essere intesa come una attività di budget modificata, che somma alle voci classiche della spesa quotidiana quelle necessarie a disporre di un sostegno adeguato. I passi per fare questo sono quattro.- Definire una situazione-obiettivo di stabilità, facendosi una idea dei costi che dovremmo sostenere in caso di non autosufficienza. Per questo, è utile fare una ricognizione sul costo di una assistenza sanitaria domiciliare formata full time (se siamo soli) o part time (se chi vive con noi può farsi carico di qualche necessità quotidiana) e sommare a questo importo quello delle spese quotidiane essenziali di gestione del budget familiare routinario.
- Fare l’inventario di tutte le risorse economiche delle quali potremmo contare in caso di mancata autosufficienza, con una particolare cura per quelle periodiche/mensili, che servono a consentirci dignità di vita e cure. Per questo è bene stimare l’importo delle prestazioni pubbliche legate all’età (pensione di vecchiaia o pensione anticipata) e verificare se ci sono altre risorse disponibili. Una particolare attenzione, qui, va posta al tempo. La non autosufficienza, infatti, può durare per diversi anni e questo fa sì che un capitale in apparenza sufficiente possa non esserlo più lasciandoci in condizioni disagiate
- Confrontare gli obiettivi del punto 1 con le disponibilità del punto 2, verificando quanta parte delle proprie necessità è coperta dalle disponibilità quantificate in precedenza.
- Se ci sono delle distanze tra ciò che ci servirebbe e quello che avremmo a disposizione, è bene confrontarsi con il proprio consulente per comprendere come minimizzare, in tutto o in parte, il rischio di non poter far fronte a un evento così rilevante in termini di conseguenze anche economiche.
Riepilogando, le modalità per gestire efficacemente la possibilità di non autosufficienza:
- bisogna assumere che il rischio di non essere autosufficienti è fortemente probabile in età avanzata e quindi predisporsi ad affrontarlo;
- è necessario simulare la situazione, verificando costi e necessità, sia nel caso di persone single che nel caso ci sia un supporto familiare;
- è necessaria una attività di pianificazione che, confrontando obiettivi e disponibilità individui eventuali aree di scopertura, da esaminare con il proprio consulente.