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Gestire la perdita di un familiare Priorità, accortezze, adempimenti.

Gestire la perdita di un familiare

Perché

La perdita di un familiare è uno degli eventi più dolorosi che ci possano accadere. Dopo aver condiviso per tanto tempo la propria individualità con un’altra persona, si ritorna ad essere “soggetti soli”, uno stato innaturale e doloroso. Non a caso, secondo gli psichiatri americani Holmes e Rahe, ideatori della famosa “scala dello stress”, l’evento che più di tutti genera stress e può aumentare la probabilità di ammalarsi è proprio la perdita del coniuge/convivente (con 100 punti).
Uomini e donne reagiscono però in modo diverso alla perdita del partner: secondo gli studi, i maschi sarebbero più sensibili alla solitudine, mentre le femmine riuscirebbero a trarre più forza dalle relazioni sociali, pur manifestando maggiori preoccupazioni per le questioni economiche.
In Italia, infatti, le donne possono contare su assegni pensionistici più esigui e molte di loro basano ancora oggi la propria stabilità (presente e futura) sulle entrate economiche del compagno o marito. Questa situazione, chiaramente, le espone ad un rischio ancora maggiore in caso di premorienza del partner.  
La perdita di un familiare rende vulnerabili, psicologicamente ed economicamente, e occorre attrezzarsi per conoscere le possibili conseguenze e prevenirle.


Cosa

La perdita improvvisa di un membro della famiglia può avere conseguenze immediate sul bilancio dell’intero nucleo. Se la persona che viene a mancare contribuiva, ad esempio, al mantenimento della routine economica, il reddito mancante potrebbe generare buchi di stabilità. Un forte calo dei redditi, a fronte di un calo residuo dei consumi, può creare squilibri che devono essere individuati, analizzati e colmati con entrate alternative precedentemente predisposte.
La perdita di un familiare mette a rischio la sopravvivenza dei superstiti, il pagamento dei debiti in corso, il raggiungimento di obiettivi di vita importanti (come la laurea dei figli, l’estinzione di un mutuo, ecc.). Per questo, dopo aver gestito i primi momenti difficili, è necessario prendere in mano le redini della famiglia, riorganizzarsi e ripartire.
Come sempre, la più grande forma di difesa è la consapevolezza, che in questo caso si traduce nel prepararsi e avere ben chiaro su quali risorse economiche poter contare nel caso in cui si restasse soli.


Come

Il primo bacino da cui attingere (ma solo se si era sposati o se si era parenti stretti) è quello della previdenza pubblica, che supporta i familiari mettendo a disposizione la pensione di reversibilità.
Se ci sono tutti i requisiti INPS richiesti, si avrà diritto ad un assegno pensionistico il cui importo dipenderà dai contributi versati dal coniuge durante la sua carriera lavorativa.
L’importo medio mensile INPS è attualmente di circa 450 euro lordi per i maschi e circa 650 per le femmine: un contributo importante, seppur in molti casi non sufficiente.

Un’altra fonte di possibile integrazione è data da soluzioni assicurative (le cosiddette “caso morte”) che forniscono a un beneficiario un capitale (o una rendita) se l’assicurato viene a mancare prima della scadenza della polizza. Oltre alle “caso morte”, esistono le “miste” che mettono a disposizione un capitale sia nel caso in cui l’assicurato sia ancora in vita, sia in caso di morte entro la data di scadenza della polizza. Pur avendo una vocazione differente, anche l’immobile in cui si vive o il fondo pensione del partner possono dare una mano.

Nel caso in cui l’evento avvenga quando si è anziani, si può ad esempio considerare la possibilità di alienare il proprio immobile, per conseguirne una eventuale rendita o un capitale utile all’integrazione pensionistica.
I modi più noti per farlo sono la Nuda proprietà (che consiste nel vendere la casa tenendo per sé il diritto di abitarla o affittarla per tutta la vita) ed il Reverse Mortgage (indirizzato a chi ha già compiuto 60 anni, consiste nell’ipotecare il proprio immobile ottenendo in cambio o una somma una tantum o periodica, di norma annuale). 
 
Un’altra fonte di integrazione potrebbe derivare dal fondo pensione (aziendale o non) che il familiare potrebbe aver sottoscritto. Se l’aderente viene infatti a mancare prima dell’età pensionabile, tutto ciò che ha versato negli anni non andrà perso, ma potrà essere riscattato dai superstiti-beneficiari. Diversamente, se già percepiva la pensione complementare, questa può essere “girata” in parte al coniuge o al compagno solo se la relativa opzione era stata esercitata prima di percepire la prima rendita.
 
Una volta compreso se, come e quanto si può ricavare dalla previdenza pubblica, dalle eventuali assicurazioni sottoscritte, dalla previdenza complementare o dagli immobili di proprietà, occorrerà valutare se le entrate sono sufficienti, insufficienti o adeguate ai nuovi bisogni.
Anche in questo caso il consiglio è quello di effettuare una attività di budget, che consiste nel conoscere la quantità e la qualità delle spese mensili ed annue, considerando anche la riserva per piccoli (o grandi) imprevisti.
L’analisi delle spese serve non solo a definire una stabilità di fondo, ma anche a capire quanta parte delle spese deve durare per sempre e quanta può invece esaurirsi senza compromettere gli standard economici di vita desiderati.
La parte delle spese che non può mai mancare va difesa dal cosiddetto “rischio di sopravvivere al proprio reddito”, adoperando strumenti del mercato previdenziale che offrono una certezza di vitalizio. La restante quantità di consumi, ossia quelli che possono anche cessare senza compromettere il benessere di fondo, può invece essere ottenuta da piani di disinvestimento programmato provenienti da investimenti finanziari.
 
La perdita di una persona cara è un evento difficile che mette a dura prova. Il suggerimento è quello di mettercela tutta, rimboccarsi le maniche e realizzare una sorta di “check-list” di ciò che c’è e che potrebbe tornare utile in caso di evenienza.
 
Riepilogando, in caso di morte del coniuge o convivente:
 
  1. valutare se si hanno i requisiti per disporre della Pensione superstiti: Indiretta (lavoratore deceduto), Reversibilità (pensionato deceduto);
  2. valorizzare, se disponibile, l’assicurazione sulla vita precedentemente sottoscritta (Caso morte o Mista);
  3. valutare la possibilità di alienare il proprio immobile con strumenti come il Reverse Mortgage o la Nuda proprietà;
  4. se la persona che viene a mancare aveva sottoscritto un fondo pensione, provvedere all’identificazione del beneficiario e a disporre dell’opzione reversibilità; 
  5. avviare un’attività di budgeting mirata per una gestione coerente delle nuove entrate e uscite familiari.