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Gestire la premorienza del capofamiglia Prestazioni pubbliche, budget, supporti.

Gestire la premorienza del capofamiglia

Perchè

La vita è lunga ma non infinita e ci sono remote possibilità che si viva meno di quanto stabilito dalle statistiche generali. Certo, con il passare degli anni la popolazione italiana diventa sempre più longeva e diminuiscono le probabilità di morte prematura, ma un conto è sapere che una cosa è poco probabile, un altro conto è farsi trovare impreparati. Per questo, ed in particolar modo se ci sono persone che dipendono economicamente da noi, è bene assumere consapevolezza su cosa accadrebbe se malauguratamente il reddito da lavoro di un adulto che contribuisce al sostentamento familiare venisse a mancare.
Lasciare i propri affetti in condizione di bisogno non è ragionevole né dal punto di vista razionale né dal punto di vista emotivo. Inoltre, come sempre, non si può non decidere anche se si tratta di fare i conti con temi difficili: o si decide di mettere ordine alla propria economia anche in casi estremi o si decide di lasciare dietro di sé fragilità o disordine. Per questo, esaminare la situazione economica anche in caso di grandi imprevisti è necessario.
 

Cosa

La premorienza, come accennato, consiste nella possibilità che la propria durata di vita sia inferiore a quella media, a causa di malattie o infortuni. A differenza di altri rischi, quali l’invalidità o la mancata autosufficienza, non tutti i rischi “premorienza” generano conseguenze economiche negative. Deve, infatti, occuparsene, chi ha responsabilità economiche nei confronti di altre persone. Le responsabilità economiche possono essere di diverso tipo: si può, infatti, contribuire al budget familiare, apportando redditi periodici, oppure avere in capo debiti che altri non possono estinguere o, ancora, disporre di un patrimonio che non sia trasmissibile ai propri cari senza crear loro problemi. Per tutti questi motivi, è bene considerare la situazione “premorienza”.
Naturalmente, in Italia sono previste prestazioni assistenziali, che tuttavia non riguardano l’intera popolazione, ma solo i superstiti di un lavoratore attivo o di un pensionato.  Le prestazioni distinguono i vari gradi di “sopravviventi”, in funzione dell’appartenenza a un tipo di famiglia formalizzata o meno. Più concretamente, ci sono due tipi di prestazione pubblica “superstiti”, che si chiamano pensione indiretta e pensione di reversibilità. La prima è riservata ai familiari di un lavoratore, la seconda ai familiari di un pensionato. Se la premorienza non riguarda un lavoratore o un pensionato, non sono previsti supporti pensionistici pubblici. Per comprendere bene i diritti che possiamo esigere, le categorie di analisi sono tre: eleggibilità, requisiti e calcolo.

L’eleggibilità ci dice chi ha diritto ad una pensione superstiti. Hanno diritto al trattamento pensionistico in quanto superstiti:
  • il coniuge o il convivente unito civilmente;
  • il coniuge divorziato a condizione che sia titolare dell'assegno divorzile, che non sia passato a nuove nozze e che la data di inizio del rapporto assicurativo del defunto sia anteriore alla data della sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio;
  • i figli minorenni alla data del decesso;
  • i figli inabili al lavoro e a carico del genitore al momento del decesso, indipendentemente dall’età;
  • i figli maggiorenni studenti, a carico del genitore al momento del decesso, nei limiti del 21° anno di età, che diventano 26 anni nel caso di frequenza dell’università.
I requisiti per avere diritto alla pensione indiretta (quella riconosciuta ai superstiti di un lavoratore) consistono in almeno 15 anni di anzianità assicurativa e contributiva ovvero 5 anni di anzianità assicurativa e contributiva di cui almeno 3 anni nel quinquennio precedente la data del decesso. Ne deriva che possono esserci periodi iniziali nei quali manca la copertura pubblica per il non raggiungimento dei requisiti minimi. Nel caso di pensione di reversibilità, di norma, la prestazione viene erogata al coniuge del pensionato deceduto.

C’è poi il tema del calcolo degli importi. Qui, c’è un bivio che distingue la pensione indiretta da quella di reversibilità. La regola generale per la pensione indiretta calcola l’importo in base alla sola quota di contributi versati, divisa per il numero di anni medi di sopravvivenza di un 57enne se la premorienza avviene prima di tale età. Concretamente, con qualche approssimazione, questo significa dividere la somma dei contributi versati per 24. L’esito è che se si sono versati pochi contributi l’importo della pensione è molto esiguo.
L’importo, inoltre, viene ridotto se i superstiti sono in numero inferiore a tre. La pensione di reversibilità, invece, è una quota percentuale pari al 60% della pensione che percepiva il cittadino che viene a mancare.

In entrambi i casi, tuttavia, c’è un ulteriore controllo di “necessità”, che si chiama “prova dei mezzi” e che riduce gli importi nel caso in cui il superstite disponga di redditi sufficienti a garantirsi il sostentamento.
In sintesi, il rischio è quello che l’improvvisa mancanza di un percettore di reddito o di pensione metta in crisi l’economia di chi sopravvive. Da qui la necessità di consapevolezza. Il focus tuttavia non è solo sui consumi (e sui redditi necessari per poter spendere) e richiede altre considerazioni: ci sono debiti che una premorienza renderebbe difficile estinguere? O progetti di vita futuri (studio dei figli, acquisto di una casa) che verrebbero messi seriamente in crisi qualora venisse a mancare un percettore di reddito? Per questo è bene assumere il controllo di quel che accadrebbe in una situazione tanto drammatica, per evitare ulteriori problemi.
 

Come

La stabilità economica dei propri affetti in caso di premorienza è fondamentale. Quello che dovremmo fare è simulare una situazione di premorienza per capire quale è il grado di resilienza (resistenza alle crisi) che siamo in grado di sviluppare. I passi per comprendere la nostra stabilità sono quattro.
  1. Definire una situazione-obiettivo di stabilità, facendosi una idea dei costi che la famiglia ed i nostri affetti dovrebbero sostenere in caso di mancanza del reddito a causa di premorienza. Per questo, è utile fare una ricognizione sulle spese quotidiane di gestione del budget familiare routinario, dalle quali dovremmo sottrarre quelle di specifica pertinenza di chi non sarebbe più in vita.
  2. Fare l’inventario di tutte le risorse economiche delle quali potremmo contare in caso di premorienza di un percettore di reddito, con una particolare cura per quelle periodiche/mensili, che servono a consentire ai propri cari dignità di vita e progetti futuri. Per questo, è bene stimare l’importo delle prestazioni pubbliche superstiti e verificare se ci sono altre risorse disponibili.
  3. Confrontare gli obiettivi del punto 1 con le disponibilità del punto 2, verificando quanta parte delle necessità economiche è coperta dalle disponibilità quantificate in precedenza.
  4. Se ci sono delle distanze tra ciò che ci servirebbe e quello che avremmo a disposizione, è bene confrontarsi con il proprio consulente per comprendere come minimizzare, in tutto o in parte, il rischio di non poter far fronte a un evento così rilevante in termini di conseguenze.
 
Riepilogando, per gestire efficacemente la premorienza del capofamiglia:
  1. è bene simulare la capacità di far fronte a una situazione grave ed inaspettata, verificando i diritti e la situazione che si verrebbe a creare per i propri affetti;
  2. bisogna stimare l’importo della propria prestazione assistenziale pubblica;
è necessario attivare un percorso di pianificazione che, confrontando obiettivi e disponibilità, ci aiuti a verificare il nostro grado di stabilità e, se insufficiente, ad aumentarlo.