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Elettrizzante il nuovo telegrafo

L’invenzione del telegrafo elettrico risale al 1837, è dell’americano Samuel Morse e, una volta perfezionato, viene adottato dal governo statunitense nel 1844 per una linea che collega Washington a Baltimora.

Così come il telegrafo ottico non sarebbe nato senza l’invenzione del cannocchiale, così il telegrafo elettrico (il primo vero e proprio telegrafo, quello che trasmette messaggi attraverso dei cavi, sfruttando l’elettricità) non sarebbe nato senza gli studi e le scoperte di due scienziati italiani, Galvani e Volta.

L’invenzione del telegrafo elettrico risale al 1837, è dell’americano Samuel Morse e, una volta perfezionato, viene adottato dal governo statunitense nel 1844 per una linea che collega Washington a Baltimora.

Il 24 maggio del 1844 nasce il telegramma vero e proprio, con un messaggio trasmesso dalla capitale americana a Baltimora: What hath God wrought! (ovvero "Che cosa Dio ha creato!"), una citazione tratta dal “Libro dei Numeri” della Bibbia.
Il telegrafo di Morse permette di codificare le lettere alfabetiche in sequenze di impulsi di diversa durata, trasmettendoli con l’impiego di un filo elettrico. Questo sistema si afferma rapidamente in tutto il mondo, anche per i miglioramenti tecnologici dei decenni successivi.

Un altro americano, David Edward Hughes (fisico, meccanico, musicista) perfeziona l’invenzione di Morse realizzando nel 1855 un telegrafo che ha due caratteristiche innovative. Lettere e numeri vengono trasmessi in chiaro e non devono essere convertiti prima della trasmissione e dopo la ricezione in segnali composti da linee e punti. Inoltre, anziché usare il classico tastierino azionato da un dito, si ricorre a una tastiera come quella di un pianoforte in cui ai tasti corrispondono lettere e numeri. Il che permette di digitare usando tutte le dita e di scrivere molto più velocemente, fino a 1.500 parole in un’ora.
Il telegrafo “Hughes” verrà poi presentato e premiato con una medaglia nell’Esposizione Universale di Parigi del 1867 e nuovamente esposto nell’edizione del 1900 perché rappresentativo delle migliori tecnologie dell’Ottocento.

Un telegrafo, questo, esposto nella sede dell’Archivio Storico di Poste Italiane, (a Roma, piazza Bologna) e immortalato anche in un mosaico, del pittore futurista Gino Severini, che adorna il Palazzo delle Poste di Alessandria, inaugurato il 27 aprile del 1941.
In acerrima concorrenza, ma meno diffusi, ci sono anche i telegrafi Baudot, Meyer, Rowland. Tutti, però, Morse e Hughes inclusi, hanno un limite intrinseco: i segnali viaggiano tramite fili e cavi sottomarini e quando questi improvvisamente smettono di funzionare le comunicazioni si interrompono. Bisogna aspettare che sia individuato il guasto, il punto di rottura del cavo, sostituirlo o ripararlo, operazione non semplice per i cavi sottomarini. Almeno fino al 27 marzo del 1899.

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