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Poste Italiane

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Elettrizzante il nuovo telegrafo

L’invenzione del telegrafo elettrico risale al 1837, è dell’americano Samuel Morse e, una volta perfezionato, viene adottato dal governo statunitense nel 1844 per una linea che collega Washington a Baltimora.

Siamo nel 1923. I libretti di risparmio postale sono stati - e lo sono tutt’ora - un grande successo. L’ammontare complessivo dei depositi ha superato il miliardo di lire nel 1905 e anche il numero degli uffici postali abilitati non fa che aumentare. I risparmi destinati ai libretti si raccolgono anche nelle scuole, nelle fabbriche, nelle società di mutuo soccorso. Persino sulle navi della marina militare, i cui equipaggi - si legge nella Relazione di Bilancio del 1906-1907 - anziché dissipare nei porti d’approdo ed in fuggevoli piaceri il sudato danaro, lo riservano pei loro futuri bisogni.  La fama dei Libretti di Risparmio si è diffusa anche fra “i nostri connazionali residenti all’estero” com’erano pudicamente definiti gli emigrati in documenti ufficiali, perché si emigra da un paese povero, mentre l’Italia nutriva ambizioni da grande potenza.
Dagli emigrati arrivano poco meno di sette milioni di lire nel 1901. Cinque anni dopo i nostri connazionali residenti all’estero verseranno sui Libretti delle Regie Poste quasi 60 milioni di lire: 57,8 ad essere precisi.

Ma si può fare di più. D’altra parte la fiducia che i risparmiatori ripongono nelle Poste va premiata. Così sulla Gazzetta Ufficiale del 23 agosto 1923 è pubblicato un Regio Decreto-Legge che prevede una lotteria annuale riservata ai titolari di Libretti di risparmio postale su cui siano depositate non meno di 2.000 lire. In palio ci sono premi per un ammontare complessivo di quattro milioni di lire.

25.000 lire il premio più alto. Per poterlo vincere, bisogna che il proprio libretto abbia un saldo di almeno 8.000 lire. I premi, una volta depositati sui Libretti, frutteranno ulteriormente, in virtù di un tasso di interesse netto pari, al 3,36% (1923).

Due anni dopo, fra i vincitori ci sono anche 270 emigrati, anche se non sappiamo quanti di loro avessero sul proprio libretto depositi sufficienti per poter ambire al premio più alto. Giusto per dare un’idea di massima, 25.000 lire dell’epoca equivalgono a più del doppio dello stipendio annuo di un “Ufiziale delle Regie Poste” di grado elevato, quasi quattro volte lo stipendio di un agente subalterno. C’è di che tornare in patria e mandare i figli a scuola, avere un capitale per acquistare un podere o avviare un’attività. E, naturalmente, una bella sommetta da convertire in Buoni Postali Fruttiferi, disponibili negli uffici delle Regie Poste da marzo del 1925. Dal settembre dello stesso anno, i Buoni Postali Fruttiferi sono disponibili anche in dollari e sterline, proprio pensando ai “nostri connazionali residenti all’estero”.

Per saperne di più leggi: 
Risparmio postale: soldi del popolo che tornano al popolo

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